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17/11/2021

ISIS : Fuori un altro (olè)

Tempo fa scrissi, dopo la 124.634 esima minaccia dell'ISIS a noi rivolta, che avrebbero avuto vita dura e di scordarsi di andarsene tranquillamente a giro per il Paese come nel resto d'Europa con l'intento di spargere sangue (sarebbe l'ultima cosa che farebbero).

In questo caso qualcuna era già pronta a fare partire la "musica" ma gli investigatori della DIGOS l'hanno "silenziata" in tempo.

Mysterium

 ilgiorno.it

Terrorismo, 19enne sostenitrice Isis arrestata a Milano: nel telefonino foto decapitazioni - Il Giorno

Il Giorno

Milano, 17 novembre - Blitz antiterrorismo a Milano. La polizia ha eseguito nelle prime ore di stamani un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Bleona Tafallari, 19enne cittadina italiana di origine kosovara, per il reato di associazione con finalità di terrorismo. L'arresto arriva a conclusione di una indagine coordinata dalla Procura di Milano e supportata anche da acquisizioni di intelligence riguardanti, tra l'altro, un 21enne miliziano di origini kosovare - legato alla cerchia relazionale dell’attentatore di Vienna, Fejzulai Kujtim - che lo scorso mese di gennaio, in Germania, ha sposato con rito islamico la 19enne arrestata stamani. L'attentato a Vienna avvenne il 4 novembre del 2020, poco prima che scattasse il lockdown: Fejzulai sparò in diversi punti della città e ammazzò quattro persone prima di essere ucciso dalle forze di sicurezza.

Nel telefonino foto di decapitazioni e dell'attentato a Kabul

La donna, radicalizzata dall’età di 16 anni, fervente sostenitrice dello Stato Islamico, si era recentemente trasferita dal Kosovo a Milano, presso il fratello, pur rimanendo in costante contatto con il marito e con la diaspora kosovara di matrice jihadista.In particolare, secondo l'ordinanza del gip, la 19enne custodiva nel cellulare "pubblicistica jihadista" e condivideva on line "le pubblicazioni simbolo dello Stato Islamico, quali scene di combattimenti in teatri militari di guerra, esecuzioni sommarie di decapitazioni e incendi, immagini contenenti istruzioni su come poter fabbricare artigianalmente una bomba". Tra le migliaia di immagini ritrovate nel cellulare della 19enne c'è anche la foto del giovane attentatore, appartenente all Isis-Khorasan, che lo scorso 26 agosto si è fatto esplodere all'aeroporto di Kabul causando centinaia di morti tra i civili che cercavano di scappare dall'Afghanistan ormai in mano ai talebanie. Lo si legge nell'ordinanza di custodia cautelare. Tra le foto, oltre a quella in cui la giovane è ritratta col niqab e con un guanto nero con il simbolo dell'Isis, anche quelle del massacro nella redazione di Charlie Hebdo.

In chat prometteva a 16enne: ti trovo uno sposo con cui morire da martire

La giovane è accusata di aver effettuato "una continua e incessante attività di propaganda delle ideologie delle organizzazioni terroristiche attraverso l'utilizzo dei social network (Whatsapp, Snapchat, Instagram e soprattutto Telegram) esaltando lo Stato Islamico in tutte le sue componenti". Dagli atti di indagine, scrive ancora il giudice milanese, emerge come la donna abbia diffuso su internet "i proclami dello Stato islamico contenenti l'esaltazione degli sceicchi sunniti e delle azioni militari del Daesh nel mondo, gli inviti al martirio ed al combattimento, la celebrazione degli autori di attentati come martiri e la denigrazione delle vittime indicate come 'crociati'". In particolare la 19enne svolgeva una "funzione di proselitismo alla causa dell'Islam radicale nei confronti di ragazze kosovare anche minorenni". In particolare, lo scorso 24 febbraio, in una chat Telegram, "prometteva a una interlocutrice 16enne (...) con cui reciprocamente si appellava come 'Leonessa' che le avrebbe trovato come sposo un 'Leone''' un militante dei Leoni dei Balcani, "con il quale morire da martire dopo un matrimonio 'bagnato dal sangue dei miscredenti''' 

L'anasheed e l'esultanza per il prof decapitato

"Ehi hai visto cosa è successo a Parigi?...Hanno decapitato il non credente. Lezione per tutti gli altri insegnanti". Sono una serie di messaggi, conditi da emoticon sorridenti, inviate dalla 19enne al marito, in riferimento all'attentato al professor Samuel Paty, avvenuto a Parigi a opera di un giovane radicalizzato islamico. La replica: "Ha fatto bene, se l'è meritato". La conversazione in chat del 16 ottobre scorso dimostra il grado di radicalizzazione raggiunto dall'arrestata. Ma non è tutto. Sempre nel cellulare dell'arrestata, secondo quanto emerge dall'ordinanza, gli investigatori hanno trovato un video in cui la giovane "realizza un anasheed", un tipico canto religioso, "nel quale con la sua voce inneggia al defunto sceicco capo dello Stato islamico Al - Baghdadi ed essa stessa si vota al martirio. "O Abu Bakr Baghdadi! O tormentatore dei nemici! O Abu Bakr Baghdadi! O tormentatore dei nemici! Le vergini del paradiso stanno chiamando. Iscrivimi da martire. Iscrivimi da martire", è il testo del canto recitato dalla giovane. Dall'inchiesta condotta dall'antiterrorismo milanese è inoltre emerso come "abbia sviluppato un vasto circuito relazionale, utilizzato per incentivare la fuga di donne detenute nei campi curdi in quanto spose di combattenti jihadisti" e come "si sia messa a disposizione dell'organizzazione criminale allo scopo di finanziare l'evasione di tali prigioniere, avviando la raccolta del denaro necessario per pagare la corruzione dei guardiani".

Terrorismo, scoperto network femminile

Sono state individuate oltre 2.000 chat che confermano il ruolo della 19enne nell'ambito di un "network femminile", di sostegno materiale ed ideologico allo "Stato Islamico", con rapporti diretti, sempre via chat, con mogli di detenuti per fatti di terrorismo o con mogli di combattenti. È quanto hanno spiegato gli investigatori della Digos in conferenza stampa a Milano aggiungendo che la ragazza era stata perquisita lo scorso settembre. La perquisizione aveva portato a "elementi determinanti" circa
l'appartenenza della giovane nei circuiti radicali di matrice jihadista.

HA COLLABORATO MARIANNA VAZZANA

 https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/terrorismo-arresto-19enne-1.7044619


18/08/2019

Rischio di nuove azioni terroristiche dell’Isis : NE VOGLIONO RIBUSCARE (ATTO II)

Avevo scritto l'articolo su HISTORIA "NE VOGLIONO RIBUSCARE" (vedere link) proprio per questo motivo. Guai a loro se verranno in Italia a spargere sangue.

"Il reiterato allarme delle Nazioni Unite per il rischio di nuove azioni terroristiche dello Stato Islamico anche nel nostro continente evidenziano una minaccia che l’Europa ha fatto ben poco per scongiurare. Troppi gli imam ancora attivi nelle città europee che predicano l’odio e il jihad, la de-radicalizzazione delle carceri è fallita perché non abbiamo avuto il coraggio di istituire prigioni speciali per i terroristi islamici mentre in tutta Europa sono più i “foreign fighters” affidati agli assistenti sociali per il loro “recupero alla società” (come fossero tossicodipendenti) di quelli messi in carcere."

https://www.youtube.com/watch?v=3cii5XZdvyE 

20/08/2017

ISIS attacca l'Italia? Non gli conviene



Ultime minaccie dell'ISIS all'Italia. Sarà anche un pensiero nazionalistico privo di certezze ma credo che non convenga a costoro venire qui a fare casino. I servizi segreti del Vaticano, per fare un esempio, (l'Entità, vedere link) sono tra i piu potenti del mondo e verrebbero smascherati velocemente. Comunque, senza l'appoggio di qualche potente organizzazione non uscirebbero facilmente dal paese, entrerebbero in un giro di schiaffi come la scena della stazione del film AMICI MIEI nel terzo video. Si scordino di agire come nel resto d'Europa. 
Intanto si sfogano a parole sul Web ma sul campo, in Siria, ne stanno buscando 
( https://www.youtube.com/watch?v=7miyKk4eI7A ).

huffingtonpost.it

Bravi o fortunati? Il Guardian si interroga su come ha fatto l'Italia a salvarsi dai grandi attacchi terroristici degli ultimi anni


Perché negli ultimi anni l'Italia è stata risparmiata da grandi attentati terroristici? Se lo domanda il quotidiano britannico The Guardian, che ascoltando diversi esperti individua una serie di fattori che, tutti insieme, hanno reso il nostro Paese meno esposto alla minaccia del terrorismo islamico. Innanzitutto c'è l'esperienza maturata, sia dal punto di vista legale che investigativo, durante gli anni di piombo.
"Abbiamo imparato una lezione molto dura durante i nostri anni di terrorismo", spiega al Guardian Giampiero Massolo, direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) dal 2012 al 2016. "Da quegli anni abbiamo capito quanto sia importante mantenere un dialogo costante a livello operativo tra l'intelligence e le forze dell'ordine. La prevenzione è la chiave di un controterrorismo efficace". Poi c'è la questione del controllo del territorio: "Un'altra caratteristica – aggiunge Massolo – è avere un buon controllo del territorio. Da questo punto di vista, l'assenza di luoghi paragonabili alle banlieu parigine nelle grandi città italiane e la predominanza di città medio-piccole rende più facile il monitoraggio della situazione".

Un altro fattore centrale – spiega Francesca Galli, assistente universitaria alla Maastricht University ed esperta di politiche di antiterrorismo – "è che l'Italia non ha una consistente popolazione di immigranti di seconda generazione che sono stati radicalizzati o che potrebbero esserlo".
A questa considerazione segue un corollario: l'assenza di italiani di seconda e terza generazione che potrebbero essere suscettibili alla propaganda dell'Isis consente alle autorità italiane di focalizzarsi su chi non ha la cittadinanza, che può quindi essere deportato al primo segnale di pericolo, spiega Arturo Varvelli, ricercatore ed esperto di terrorismo dell'Ispi, secondo cui da gennaio l'Italia ha già espulso 135 individui.
C'è poi la questione delle intercettazioni telefoniche, uno strumento su cui le autorità italiane contano molto, scrive il Guardian. Da noi, infatti, a differenza che nel Regno Unito, le intercettazioni possono essere usate come prove nei processi e – in casi collegati a mafia e terrorismo – possono essere ottenute sulla base di attività sospette e non di prove solide.

L'infiltrazione e la distruzione delle reti terroristiche – scrive ancora il Guardian – richiede la rottura di relazioni sociali e persino familiari molto strette, proprio come nella lotta a Camorra, Cosa Nostra e 'Ndrangheta. Spiega ancora Galli: "le persone sospettate di jihadismo sono incoraggiate a dissociarsi dal gruppo e cooperare con le autorità italiane, che utilizzano i permessi di residenza e altri incentivi. Allo stesso tempo c'è la consapevolezza della pericolosità di tenere in carcere i sospetti terroristi, dal momento in cui la prigione è vista come un territorio particolarmente fertile per il reclutamento e la radicalizzazione (un po' come avveniva con i capi mafia). "Abbiamo una certa esperienza nel fronteggiare i network criminali", conclude la ricercatrice, "e abbiamo molti agenti sotto copertura che fanno un grande lavoro di intercettazione delle comunicazioni".
L'articolo passa in rassegna alcuni esempi di come vengono gestiti, in Italia, gli individui sospettati di attività terroristiche. L'esempio più recente è quello di Youssef Zaghba, il 22enne italiano di origini marocchine identificato come uno dei tre attentatori del London Bridge. Scrive il Guardian:
Ogni volta che Youssef Zaghba atterrava a Bologna, c'era qualcuno che lo aspettava in aeroporto. Non era un segreto in Italia che il 22enne [...] era sotto stretta sorveglianza. "Venivano a parlargli in aeroporto. Poi, durante il suo soggiorno, ufficiali di polizia venivano un paio di volte al giorno a controllare", ha raccontato al Guardian la madre del giovane, Valeria Collina. "Erano amichevoli con lui. Gli dicevano: 'Hey, figliolo, dimmi cosa hai fatto ultimamente. Cosa ti sta succedendo? Come stai?'".
[...] Franco Gabrielli, il capo della polizia italiana, ha raccontato degli sforzi dell'Italia per allertare il Regno Unito: "Abbiamo la coscienza pulita". Scotland Yard, dal canto suo, ha detto che Zaghba "non era un soggetto attenzionato né per i servizi dell'MI5 né per la polizia".
La notizia, nelle ultime ore, dell'arresto in provincia di Alessandria della 26enne Lara Bombonati con l'accusa di terrorismo internazionale sembra ricalcare il 'metodo' descritto qui sopra. Lara, che da almeno tre anni si faceva chiamare Khadija, era costantemente monitorata dalla Digos, che aveva iniziato a indagare su di lei dopo una denuncia di scomparsa da parte dei familiari, preoccupati dalla sua progressiva radicalizzazione.

 
notizie.tiscali.it

Ecco perché il terrorismo dell'Isis ancora non attacca l'Italia

Guido Ruotolo

La domanda che tutti si fanno è una: «Perché qui da noi non è ancora successo?». Un brutto risveglio stamani a Roma, nel Paese, in Europa all'indomani dell'ennesima strage terroristica «all'arma bianca», a Londra, con i suoi morti e feriti. Che angoscia. Il timore è che prima o dopo toccherà anche a noi. Purtroppo Nessuno è in grado di smentirlo. Ma ciò non significa che si navighi a vista, che non siamo in grado di fronteggiare la minaccia. È vero semmai il contrario. Mai come in questi ultimi due anni, i nostri apparati di intelligence e di forze di polizia stanno producendo risultati straordinari nell'attività di prevenzione e di repressione.

Impressionava, stamani, alle prime luci dell'alba, in una Roma deserta prendere atto di una presenza massiccia di forze dell'ordine, di mezzi blindati e militari in tenuta di guerra. Uno scenario di catastrofe immanente. I Fori Imperiali, il Colosseo. Un blindato di traverso sui Fori. Un soldato che imbraccia il mitra. Altri blindati proteggono il Colosseo. Primi turisti in fila e l'Ama, l'azienda comunale di raccolta dei rifiuti, non si vede ancora. Occhi smarriti e angosciati.

Un anno terribile il 2017, e già c'era stato il 2016 e prima ancora il 2015. L'Europa è sotto attacco, è inutile negarcelo. Era iniziato nel 2005, con le bombe alle metropolitane di Madrid e Londra. Filiera pachistana di seconda generazione Londra, magrebini gli spagnoli, tunisini per la precisione. Al Qaeda, i Gruppi salafita per la predicazione e il combattimento. Poi le primavere arabe e la Siria. Il Daesh, l'Isis. E i foreign fighters, il turismo di guerra, combattenti che dai paesi europei si trasferiscono negli scenari di guerra, in Iraq, in Siria, qualcuno in Libia. Noi ne abbiamo circa 100, 900 i francesi, 700 i tedeschi e gli inglesi. E 600 i belgi. Numeri da aggiornare. Con le sottrazioni per i morti e le aggiunte per i nuovi combattenti per la jihad.

Ma con il passare degli attacchi anche l'Europa sta scoprendo di averli in casa, i terroristi. Sono cittadini europei di seconda, terza generazione. Figli che hanno genitori o nonni nati altrove, nell'Africa che si affaccia sul Mediterraneo. E perché da noi non è ancora successo? Francia, Germania, Inghilterra. E poi Belgio. Finora sono loro i Paesi martoriati dagli attacchi. Ieri, 3 giugno, Londra. Tre terroristi all'attacco con «armi bianche». Hanno usato un furgoncino per investire innocenti e coltelli per sgozzarne altri. Bilancio di sei morti e decine di feriti.

Neppure due settimane fa, Manchester, 22 maggio, 22 morti. Ragazzi a un concerto di una pop star, Ariana Grande. Un coetaneo, nato a Manchester ma di famiglia libica, si è fatto esplodere. Non c'è giorno che sui siti d'interesse, la propaganda jihadista non parli anche dell'Italia come possibile obiettivo. Ma intanto L'Inghilterra continua a essere teatro di morte. Prima di ieri è prima di Manchester era già successo il 22 marzo sempre nella capitale.
Sul ponte davanti al Parlamento di Westminster, Khalid Masood, nato in Inghilterra, con il suo Suv ha investito uccidendo 4 persone e ferendone 40. Eventi prevedibili ma non prevedibili. È il mantra che da dopo l'assalto parigino al Charlie Hebdo, con i suoi 12 morti, 7 gennaio 2015, investigatori e analisti ripetono allargando le braccia.
In realtà, in Italia, si sta lavorando «con la macchina della prevenzione, della repressione e della integrazione al massimo». È la firma italiana, quella della integrazione, sulla quale il ministro dell'Interno, Marco Minniti, sta puntando le sue carte. Ripete spesso che «l'accoglienza ha solo un limite nella capacità di integrazione». Se non c'è integrazione c'è anche il terrorismo.

Gli analisti del Viminale e della intelligence hanno decine di islamici sotto controllo. Un minimo sospetto e il presunto estremista si ritrova espulso per motivi di sicurezza nazionale. Tra il 2016 e il 2017 circa centocinquanta li abbiamo cacciati. Probabilmente dobbiamo anche a queste espulsioni se non è ancora successo quello che tutti si aspettano che accada.
L'Italia è sempre stata il luogo dove i terroristi trascorrono vacanze e supermarket di strumenti di lavoro. Insomma, qui è sempre stata presente una rete logistica per i rifornimenti di documenti contraffatti e di rifugi. Nella notte tra il 22 e 23 dicembre scorso, durante un controllo notturno di polizia alla stazione di Sesto San Giovanni, a Milano, è stato ucciso il tunisino Anis Amri, l'autore della strage di Natale a Berlino. Alla guida di un camion, Amri, il 19 dicembre, ha falcidiato la folla di un mercatino natalizio uccidendo 12 persone.

Gli ultimi attacchi in Europa hanno dimostrato che i terroristi scelgono obiettivi ad alta intensità di presenze di persone: mercatini, locali da ballo, per concerti. A Parigi,con gli assalti al Bataclan e ad altri locali, 130 morti. A Nizza, il 14 luglio scorso, 84 morti. Un francese nato in Tunisia ha imboccato con un Tir, Promenade des Anglais. Ed è stata strage.

Integrazione, espulsioni, monitoraggio di ambienti radicali. La nostra macchina di prevenzione e repressione è al massimo. Questo non significa che in futuro non potrà accadere anche da noi. È quello che sentì dire in tutti i palazzi della Capitale. Ma intanto partono nuove direttive alle prefetture. Oggi pomeriggio il ministro dell'Interno riunisce il Casa, Il Comitato di analisi strategica antiterrorismo. Non è un evento straordinario. Ormai succede con frequenza. Ed è un segnale di normalità in una stagione che non è normale.

11/01/2017

Onore alle nostre forze armate

Onore alle nostre forze armate in risposta alle minacce ISIS & company.

it.wikipedia.org

Parata d'eroi


La Parata d'eroi o Parata degli eroi è una marcia militare italiana composta dal maestro Francesco Pellegrino (Cortale 1910 - Roma 1975).

Composta nel 1940 con il nome di Parata legionaria, dopo la seconda guerra mondiale ha assunto l'attuale denominazione. Ricca di vena, di ritmo e di epica, è una fra le più note marce militari italiane [1]. È sovente suonata anche nel corso di cerimonie e manifestazioni civili, come, di recente, in quelle svoltesi in vari comuni per i festeggiamenti del centocinquantenario dell'Unità d'Italia [2][3].

È nota anche all'estero con la denominazione di Le Défilé des héros e Heroes Parade.
Sulle sue note si sono formate intere generazioni di appartenenti alle Forze Armate e alle Forze di Polizia. Anche se molto conosciuta non è la Marcia d'Ordinanza dell'Esercito Italiano, che invece è "4 Maggio".

Ora la Marcia d'Ordinanza dell'Esercito Italiano si chiama 4 Maggio ed è stata scritta dall'attuale maestro della Banda Musicale dell'Esercito Italiano, tenente colonnello Fulvio Creux. 4 Maggio tra l'altro è il giorno in cui l'esercito festeggia l'anniversario della propria fondazione.





06/01/2017

Guerra e terrorismo: cosa dice davvero il Corano



Guerra e terrorismo: cosa dice davvero il Corano

Riccardo Robuschi confronta testo islamico e Vangelo




Nel saggio «Islam e cristianesimo» Riccardo Robuschi, già insegnante di teologia morale alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano ed esperto di islamologia, mette a confronto le due fedi.

Professore, quali sono le differenze più rilevanti fra Islam e Cristianesimo?

Direi che le differenze più rilevanti riguardano in primo luogo la concezione della politica: nel Cristianesimo non esiste come nell’Islam un diritto, ovvero un codice di leggi già prestabilito per rivelazione od autorità divina, che lo Stato deve applicare e far rispettare, ma si danno solo dei principi morali e dei diritti dell’uomo che devono trovare espressione e difesa nelle leggi di uno Stato.

In questo momento che tipo di guerra pensano di combattere gli estremisti islamici?

Attualmente pensano davvero di combattere una guerra di difesa contro le ingerenze sia militari, sia ancor più ideologiche dell’occidente che intende portare i valori della laicità e della democrazia in terra musulmana (il primo fu il laico Napoleone), allo stesso modo con cui i musulmani hanno cercato di portare, mano armata, l’Islam in Europa fino al 1683, quando hanno perso l’ultima battaglia nel tentativo di conquistare Vienna, difesa da una coalizione polacco-germanica organizzata dal legato papale, il beato Marco d’Aviano (e lo presero sotto la coda aggiungo io - vedere link)
La data è fondamentale per la storia europea, ma quasi nessuno la conosce. Forse certi laici, e fra questi ci fu Voltaire, avrebbero preferito un’Europa musulmana, piuttosto che cristiana.

L’attuale guerriglia spacciata spesso per guerra santa è solo e semplice terrorismo?

Per quanto riguarda il terrorismo, se è vero che il Corano impone di non eccedere nella guerra, e fra questi eccessi va posto il terrorismo consistente nell’uccisione indiscriminata di innocenti (per altro non di rado compiuto anche nell’ultima guerra dagli stati occidentali nominalmente cristiani), la tradizione non pone limiti a come debbano essere trattati i prigionieri che hanno o si ritiene abbiano combattuto l’Islam: dall’essere messi a morte all’essere liberati dietro riscatto o anche senza, a discrezione di chi comanda.

L’odio tra sunniti e sciiti è forse la vera causa del terrore in atto, e le guerre in corso servono solo a stabilire la supremazia di un gruppo religioso?

La storica contrapposizione fra sunniti e sciiti non è, al di fuori dell’Iraq e della Siria, la ragione principale delle lotte e delle violenze in atto. A parte ragioni tribali e personali di potere, il conflitto è soprattutto, come in Egitto, fra quanti, come i Fratelli musulmani e i Salafiti, vorrebbero la restaurazione della Shari‘a, che ritengono alterata e corrotta dalle ideologie occidentali, e quanti invece hanno accettato e in certo modo ne giustificano una applicazione modificata secondo le esigenze moderne alle leggi dello stato. 

Per quanto poi riguarda l’Isis, oltre alla rivendicazione della applicazione integrale della Shari‘a, già del resto in Medio Oriente praticata da Arabia Saudita e Sudan - e non è perciò una novità -, sembra voler soprattutto avanzare la pretesa di voler riunire con l’autoproclamazione del califfato tutti i musulmani in un’unica umma, ovvero in un unico Stato, come voluto dal Corano e dalla missione di Maometto.

Il diritto della Shari’a è una giusta interpretazione del Corano?
 
Il Corano presenta talora norme assai diverse, se non in contrasto fra loro, in conformità al detto dello stesso Corano che Dio può cambiare una norma quando vuole. Di per sé quindi il Corano offre in taluni ma importanti casi varietà di possibili interpretazioni che però sono state tradizionalmente legate a ciò che è sembrato più opportuno o ultimamente ordinato da Dio. D’altra parte il diritto della Shari‘a, più che una interpretazione del Corano ne è un assai ampio complemento, fondato sulle molteplici disposizioni di Maometto, o a lui attribuite, che ne ha ricevuto l’autorità da Dio stesso. 

Le norme del diritto coranico non sono infatti molte, anche se di fondamentale e rilevante importanza per la vita sociale. Per questo, parlando della morale e del diritto islamico non ci si può riferire, e per di più in modo univoco prendendo quello che meglio si crede, al solo Corano, ma occorre tenere presente anche la Sunna o Tradizione del Profeta Maometto e la complessa e varia interpretazione che ne hanno dato le scuole di diritto islamico e ne danno ancor oggi i gran muftì, ovvero i grandi giurisperiti e i dotti studiosi musulmani.

Il Corano precisa che la spada si può impugnare solo quando la fede è attaccata. 
Ma non mi sembra che in questo momento l’Islam sia sotto assedio. Allora, che cosa succede?

Il Corano dice solo che non si deve eccedere nella guerra, e per questo la tradizione comanda di non uccidere persone inermi, soprattutto donne, bambini e anche monaci o religiosi purché non abbiano combattuto contro l’Islam o abbiano tentato di convertire dei musulmani. 

In realtà, nel Corano si trovano tanto affermazioni a favore di una pace, ovvero di una libertà religiosa che invero pare solo tollerata, quanto affermazioni, di fatto storicamente seguite, che ordinano di combattere non solo per difendere l’Islam, ma anche per convertire o per lo meno assoggettare i territori dei miscredenti.

Islam e cristianesimo
di Riccardo Robuschi
San Paolo, pag. 295

LINK DI APPROFONDIMENTO :

http://www.qelsi.it/2015/tutti-i-versi-del-corano-che-incitano-allodio-e-alla-morte-degli-infedeli/


http://digilander.libero.it/coranoislam/

01/01/2017

Stato Islamico (ISIS) - da dove viene e cosa intende fare



L'Europa è sotto attacco terroristico, ultimo obiettivo Istanbul in Turchia (Istanbul, attacco in discoteca ). Questo ci impone di conoscere approfonditamente il nemico per combatterlo.
Canale YOUTUBE : dumb res
Pubblicato il 16 set 2015
Riassunto della questione Stato Islamico: origine e obiettivi dell'organizzazione il cui leader è Abu Bakr Al-Baghdadi, autoproclamatosi Califfo il 29 giugno 2014.
Inserimento di un breve quadro di storia recente (per contestualizzare) e piccoli excursus (sciiti-sunniti, curdi e Kurdistan) nel tentativo di rendere più chiara una parte del quadro mediorientale odierno.

Sintesi inevitabilmente personale, quindi discutibile, quindi benvenuti i commenti.

Sì, sulla lavagnetta avevo scritto a.C. invece che d.C., mannaggia a me e alla fretta che avevo quando ho filmato.

Ringrazio profondamente chi mi ha supportata in fase di stesura e sopportata in fase di revisione.






Forze speciali esercito italiano

Siete a Sud di Roma? Venite, venite ...