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03/10/2020

Azzurro (Celentano - Andrè Rieu)

 it.wikipedia.org

Azzurro (brano musicale) 

Azzurro è un brano musicale scritto da Vito Pallavicini e Paolo Conte ed inciso la prima volta da Adriano Celentano su 45 giri, inserito poi nell'album omonimo Azzurro/Una carezza in un pugno, entrambi pubblicati nel maggio 1968 dalla casa discografica di Celentano.

La canzone è entrata subito nell'immaginario collettivo degli italiani, nonostante non appartenesse al genere tradizionale e melodico, ed è divenuta uno dei pezzi più cantati all'estero, assieme a Nel blu dipinto di blu.[1]

Storia

Nel 1966 era entrato nel Clan Celentano come autore (presentato da Roby Matano de I Campioni) un giovane avvocato astigiano, Paolo Conte. Visto che il suo contratto con la RCA Italiana era in scadenza, aveva iniziato a collaborare con il Clan Celentano ed aveva subito scritto alcune canzoni per il cantante milanese, come Chi era lui e nel 1967 con Miki Del Prete e Luciano Beretta, aveva scritto una canzone per Celentano e sua moglie Claudia MoriLa coppia più bella del mondo, brano che trionfò al Cantagiro[2]. Stavolta collabora con il paroliere Vito Pallavicini, e sarà Azzurro a far affermare e lentamente imporre Conte come musicista.[3]

Testo e musica

«Quando uscì 'Azzurro' ci fu una levata di scudi perché andava controcorrente rispetto ai ritmi dell'epoca. Sogghignarono in molti, ma io me ne infischiavo perché avevo applicato a quella canzone degli echi poetici che fanno parte della nostra sensibilità. Fui capito dal pubblico: 'Azzurro' ebbe un grande successo. Tutte le mie canzoni nascono con questo spirito: scrivere una musica un po' fuori moda, un po' segreta, che vada a cercare in fondo a noi le risonanze della nostra identità...»

(Paolo Conte[4])

Nel 1968 Conte compone una musica non ben definibile: non è un rock, non è un lento, non è una ballata, non è un liscio, ma una specie di marcetta, senza dubbio originale, che si abbina ad un testo che Vito Pallavicini pare aver scritto su misura per Celentano, in quanto racchiude tutte le tematiche care all'artista (dall'amore all'ecologia alla religione), unite dalla cornice del celebre ritornello, dotato di grande carica ritmica e sonora grazie all'arrangiamento orchestrale di Nando de Luca originale e moderno.[5]

Successo e classifiche

La canzone riscuote comunque un enorme successo e raggiunge la prima posizione nella classifica annuale delle vendite del 1968 in Italia[6], rimane anche diverse settimane al numero uno della classifica in Austria.

Altre versioni

La canzone ha avuto numerose cover, si ricordano:

in italiano
in francese
in tedesco

Esiste col un testo di Kurt Feltz e con quello di Peter Alexander che la incide.

ebraico

  • 1993 - Il cantante israeliano Arik Einstein con titolo Amru Lo (Ebraico per Gli dissero), nell'album "אוסף" (raccolta, collezione).
in spagnolo e inglese

in ungherese

  • 1999 - Rock band "Alvin és a mókusok" nell'album "Emberek és állatok"
strumentale
  • 2018 - Il pianista italiano Emanuele Coluccia, in trio con Luca Alemanno al contrabbasso e Dario Congedo alla batteria, nell'album "Birthplace" (©Workin'Label, 2018) realizza una versione strumentale riarmonizzata del brano.

Inno

Il brano è l'inno ufficiale della società calcistica Siracusa ed è utilizzato dal Como durante i riscaldamenti pre-partita di ogni gara, in passato fu anch'esso un inno della società lariana.

André Rieu - Granada (Augustin Lara : 1932)

Contrariamente a quanti pensano in molti, Granada non fu scritta da uno spagnolo ma da un messicano, Augustin Lara.

 it.wikipedia.org

Granada (Lara) 

Granada
Artista
Autore/iAgustín Lara
GenereMusica latina
Opera lirica
Data1932
Durata4 min ca.

Granada è una celebre canzone in lingua spagnola scritta nel 1932[1][2] dal compositore messicano Agustín Lara[1][2][3]. La prima interpretazione fu quella del tenore messicano Pedro Vargas[3], soprannominato il "Tenore delle Americhe"[3].

Del brano, interpretato in seguito da numerosi altri cantanti, sono stati fatti diversi adattamenti, nei più svariati stili musicali[3] e in varie lingue[3].

Testo

Il brano si compone di 35 versi.[3]

Il testo parla della città andalusa di Granada, descritta come "terra da me sognata" (tierra soñada por mí), con i suoi tori e le sue belle donne.