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06/01/2017

Guerra e terrorismo: cosa dice davvero il Corano



Guerra e terrorismo: cosa dice davvero il Corano

Riccardo Robuschi confronta testo islamico e Vangelo




Nel saggio «Islam e cristianesimo» Riccardo Robuschi, già insegnante di teologia morale alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano ed esperto di islamologia, mette a confronto le due fedi.

Professore, quali sono le differenze più rilevanti fra Islam e Cristianesimo?

Direi che le differenze più rilevanti riguardano in primo luogo la concezione della politica: nel Cristianesimo non esiste come nell’Islam un diritto, ovvero un codice di leggi già prestabilito per rivelazione od autorità divina, che lo Stato deve applicare e far rispettare, ma si danno solo dei principi morali e dei diritti dell’uomo che devono trovare espressione e difesa nelle leggi di uno Stato.

In questo momento che tipo di guerra pensano di combattere gli estremisti islamici?

Attualmente pensano davvero di combattere una guerra di difesa contro le ingerenze sia militari, sia ancor più ideologiche dell’occidente che intende portare i valori della laicità e della democrazia in terra musulmana (il primo fu il laico Napoleone), allo stesso modo con cui i musulmani hanno cercato di portare, mano armata, l’Islam in Europa fino al 1683, quando hanno perso l’ultima battaglia nel tentativo di conquistare Vienna, difesa da una coalizione polacco-germanica organizzata dal legato papale, il beato Marco d’Aviano (e lo presero sotto la coda aggiungo io - vedere link)
La data è fondamentale per la storia europea, ma quasi nessuno la conosce. Forse certi laici, e fra questi ci fu Voltaire, avrebbero preferito un’Europa musulmana, piuttosto che cristiana.

L’attuale guerriglia spacciata spesso per guerra santa è solo e semplice terrorismo?

Per quanto riguarda il terrorismo, se è vero che il Corano impone di non eccedere nella guerra, e fra questi eccessi va posto il terrorismo consistente nell’uccisione indiscriminata di innocenti (per altro non di rado compiuto anche nell’ultima guerra dagli stati occidentali nominalmente cristiani), la tradizione non pone limiti a come debbano essere trattati i prigionieri che hanno o si ritiene abbiano combattuto l’Islam: dall’essere messi a morte all’essere liberati dietro riscatto o anche senza, a discrezione di chi comanda.

L’odio tra sunniti e sciiti è forse la vera causa del terrore in atto, e le guerre in corso servono solo a stabilire la supremazia di un gruppo religioso?

La storica contrapposizione fra sunniti e sciiti non è, al di fuori dell’Iraq e della Siria, la ragione principale delle lotte e delle violenze in atto. A parte ragioni tribali e personali di potere, il conflitto è soprattutto, come in Egitto, fra quanti, come i Fratelli musulmani e i Salafiti, vorrebbero la restaurazione della Shari‘a, che ritengono alterata e corrotta dalle ideologie occidentali, e quanti invece hanno accettato e in certo modo ne giustificano una applicazione modificata secondo le esigenze moderne alle leggi dello stato. 

Per quanto poi riguarda l’Isis, oltre alla rivendicazione della applicazione integrale della Shari‘a, già del resto in Medio Oriente praticata da Arabia Saudita e Sudan - e non è perciò una novità -, sembra voler soprattutto avanzare la pretesa di voler riunire con l’autoproclamazione del califfato tutti i musulmani in un’unica umma, ovvero in un unico Stato, come voluto dal Corano e dalla missione di Maometto.

Il diritto della Shari’a è una giusta interpretazione del Corano?
 
Il Corano presenta talora norme assai diverse, se non in contrasto fra loro, in conformità al detto dello stesso Corano che Dio può cambiare una norma quando vuole. Di per sé quindi il Corano offre in taluni ma importanti casi varietà di possibili interpretazioni che però sono state tradizionalmente legate a ciò che è sembrato più opportuno o ultimamente ordinato da Dio. D’altra parte il diritto della Shari‘a, più che una interpretazione del Corano ne è un assai ampio complemento, fondato sulle molteplici disposizioni di Maometto, o a lui attribuite, che ne ha ricevuto l’autorità da Dio stesso. 

Le norme del diritto coranico non sono infatti molte, anche se di fondamentale e rilevante importanza per la vita sociale. Per questo, parlando della morale e del diritto islamico non ci si può riferire, e per di più in modo univoco prendendo quello che meglio si crede, al solo Corano, ma occorre tenere presente anche la Sunna o Tradizione del Profeta Maometto e la complessa e varia interpretazione che ne hanno dato le scuole di diritto islamico e ne danno ancor oggi i gran muftì, ovvero i grandi giurisperiti e i dotti studiosi musulmani.

Il Corano precisa che la spada si può impugnare solo quando la fede è attaccata. 
Ma non mi sembra che in questo momento l’Islam sia sotto assedio. Allora, che cosa succede?

Il Corano dice solo che non si deve eccedere nella guerra, e per questo la tradizione comanda di non uccidere persone inermi, soprattutto donne, bambini e anche monaci o religiosi purché non abbiano combattuto contro l’Islam o abbiano tentato di convertire dei musulmani. 

In realtà, nel Corano si trovano tanto affermazioni a favore di una pace, ovvero di una libertà religiosa che invero pare solo tollerata, quanto affermazioni, di fatto storicamente seguite, che ordinano di combattere non solo per difendere l’Islam, ma anche per convertire o per lo meno assoggettare i territori dei miscredenti.

Islam e cristianesimo
di Riccardo Robuschi
San Paolo, pag. 295

LINK DI APPROFONDIMENTO :

http://www.qelsi.it/2015/tutti-i-versi-del-corano-che-incitano-allodio-e-alla-morte-degli-infedeli/


http://digilander.libero.it/coranoislam/