Benvenuti nel mio nuovo blog. Verranno trattati tutti gli argomenti tranne MISTERI, ARTE e STORIA già presenti nei miei altri blog precedenti i cui link troverete qui sotto.
Notte di Natale, il Papa: si cerca la visibilità ma Dio sceglie gli invisibili
Nella Messa nella Basilica di San Pietro, l'appello di Francesco: basta morti sul lavoro. Pensando ai pastori del presepe, sottolinea che Dio non cavalca la grandezza ma sceglie la piccolezza per raggiungerci, mentre "noi cerchiamo la grandezza secondo il mondo, magari persino in nome suo". Poi, con lo sguardo rivolto ai Magi, l’invito a semplici e dotti a impegnarsi nel cammino sinodale
La Bonansea da giovane si allenava con gli uomini infatti, da quanto dicono gli esperti, potrebbe giocare nel campionato maschile. Potessimo averla nella nazionale di Mancini!
Non siamo stati grandi solo con la nazionale maschile ma anche con quella femminile. Una squadra ammirata e temuta in svariati angoli del pianeta.
CC’è stato un tempo in cui la Nazionale italiana di
calcio femminile era tra le più forti al mondo. Disputava finali
mondiali e vinceva coppe europee. Una squadra ammirata e temuta in
svariati angoli del pianeta.
Era la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta. Gli anni dei
grandi movimenti di massa che portarono cambiamenti socioculturali di
rilievo, di cui ancora oggi ne vediamo i riflessi.
In un contesto in continuo mutamento, animato da una visione
progressista, dove l’emancipazione della donna ricopriva un ruolo
determinante, in Italia fioriva il movimento calcio femminile. Nel 1968
veniva disputato il primo campionato italiano vinto dall’Associazione
Calcio Femminile Genova, società nata l’anno prima, che in una finale
giocata a Pisa, sconfisse la Roma per 1-0 con gol di Albertina Rosasco.
Nel panorama calcistico emergevano talenti eccezionali, come Betty
Vignotto, che scrisse pagine memorabili di calcio ed è considerata
tutt’ora una delle calciatrici italiane più forti di tutti i tempi. Ma
c’erano anche Elena Schiavo, Maria Grazia Gerwien, le giovanissime,
Maurizia Ciceri e Stefania Medri, ragazze animate da una forte passione,
di voler fare quello che amavano di più, ovvero giocare a calcio.
Sempre nel ‘68 la Nazionale Italiana di calcio disputò la sua prima
partita, a Viareggio, contro la Cecoslovacchia. Da lì in avanti è un
susseguirsi di entusiasmo che porta alla creazione della prima
Federazione Italiana Calcio Femminile, ente non riconosciuto dal Coni, e
all’organizzazione di tornei prestigiosi. L’Italia si consolidava
nell’élite del calcio femminile mondiale e tutti volevano affrontarla.
Nel 1969 si disputò in Piemonte la prima Coppa Europa vinta dalle
Azzurre che, nella finale di Torino, sconfissero la Danimarca 3-1 allo
stadio Comunale.
L’anno seguente furono organizzati nel nostro Paese i primi
Campionati del Mondo, non riconosciuti però dalla FIFA, e la Nazionale
italiana raggiunse anche qui la finale, che perse contro 2-0 la
Danimarca.
Le cronache di allora raccontano di un entusiasmo incredibile per
quella partita. In un primo momento furono messi in vendita solo 20 mila
biglietti, ma a poche ore dall’inizio della gara, ai cancelli si
presentarono quasi 50 mila persone e gli organizzatori non poterono far
altro che aprire le porte a tutti.
Il torneo, al quale parteciparono, oltre all’Italia, l’Austria, la
Danimarca, la Germania Occidentale, l’Inghilterra, il Messico e la
Svizzera, fu ospitato nelle città di Milano, Salerno, Bari, Napoli,
Genova, Bologna e Torino.
Un evento organizzato con il supporto anche di uno sponsor, l’azienda
Martini & Rossi, che diete il nome anche alla coppa. Tutto questo a
testimonianza di come il nostro Paese era al centro dello sviluppo del
calcio femminile in quegli anni.
Agli occhi del mondo, l’Italia era infatti un punto di riferimento
per il calcio delle donne. Molte squadre nazionali volevano organizzare
partite contro le Azzurre, per confrontarsi, vedere il livello di
crescita, emanciparsi.
“Il calcio femminile era, come tutto in quegli anni, una rivoluzione”
Maria Grazia Gerwien
Nel 1971 la nazionale di calcio femminile dell’Iran organizzò due
amichevoli contro l’Italia a Teheran. Sì, avete letto bene, proprio
l’Iran, che sotto il regno di Mohammad Reza Pahlavi diede un forte
impulso al movimento femminile. Lo scìa di Persia, salito al trono nel
1941, prosegui sulla strada tracciata dal padre di modernizzazione del
Paese, con le donne che guadagnavano maggiore visibilità pubblica. Il
velo fu bandito e vennero adottate una serie di provvedimenti che
favorirono la condizione femminile dell’epoca. Una riforma che prese il
nome di “rivoluzione bianca”, con lo scopo di modernizzare l’Iran nel
più breve tempo possibile e far emergere le donne iraniane, oppresse per
tanti secoli dalla sharia islamica.
È in questo contesto che Farah Diba, moglie di Reza Pahlavi e ultima
imperatrice di Persia, si fece promotrice di due amichevoli di calcio
femminile tra la Nazionale Iraniana e quella Italiana. Il calcio per le
donne era stato introdotto in Iran nel 1969 da Farvis Abutaleb, come
riporta Giovanni Di Salvo su glieroidelcalcio.com.
Un’iniziativa molto cara Farah Diba, che vedeva nel calcio uno
potentissimo strumento di emancipazione femminile. Dopo aver concesso
alle donne il diritto di voto e quello allo studio, credeva fortemente
nel valore umano dello sport. Come darle torto. Noi siamo qui, 50 anni
dopo, ancora a parlare di discriminazioni e violenze sulle donne, come
se il mondo su certe questioni, o si fosse fermato, oppure avesse
iniziato a girare al contrario.
L’Italia partì alla volta di Teheran il 5 maggio da Fiumicino con un
volo delle linee Scandinave proveniente da Copenaghen. Prima di partire
le ragazze si sottoposero a una serie di vaccinazioni.
All’arrivo in Iran, la comitiva italiana, guidata da dall’Avv.
Trabucco e dal responsabile della federazione Valentini, alloggiava
all’Hotel Sina, nella zona centrale della città. Le calciatrici azzurre
ricordano che sotto l’albergo gruppetti di fan e appassionati si erano
radunati per vederle.
Nel soggiorno persiano le nostre calciatrici hanno presenziato ad
alcuni eventi organizzati per l’occasione, come l’incontro all’Imperial
Country Club con Farah Diba, la visita all’ambasciata italiana per un
colloquio con l’allora ambasciatore Gerolamo Pignotti e alcune
personalità di spicco del mondo calcistico iraniano, ma soprattutto
l’incontro con il generale Parvis Khosrovani, che ricopriva la più alta
carica sportiva dell’Iran.
Il 7 maggio 1971 l’Italia scese in campo e vinse contro l’Iran per
2-0. Le reti furono siglate da Medri e Bertolo. Le azzurre sbagliarono
anche un calcio di rigore con Nonni. Era la prima volta che una squadra
iraniana femminile affrontava un’avversaria straniera. Due giorni dopo
ci fu la seconda gara, con le Azzurre che di reti ne segnarono ben
cinque. In gol andarono Nonni, Gerwien, autrice di una doppietta,
Pesenti e Gualdi.
Ma il vero spettacolo fu sugli spalti dello stadio Amjadieh, gremito
di donne felici, con una piccola rappresentanza anche italiana.
In Iran però tutto cambiò con la rivoluzione islamica del 1979. Alle
donne, furono vietate moltissime cose, tra cui assistere alle partite di
calcio. Un divieto che si è protratto negli anni e solo di recente le
donne sono potute tornare sugli spalti di uno stadio di calcio.
Nel 2019, dopo una serie di pressioni esercitate dalla FIFA, il
governo iraniano aveva concesso l’ingresso a un numero limitato di donne
e solo per alcuni rarissimi eventi. Nella sfida che vide opposte Iran e
Cambogia sugli spalti dello stadio Azadi di Teheran c’erano 3500 donne.
A seguito della morte di una giovane tifosa dell’Esteghlal, che si è
bruciata davanti al tribunale per rivendicare il diritto delle donne di
poter entrare allo stadio, Teheran ha nuovamente imposto il divieto,
tolto solo il mese scorso in occasione delle gare di qualificazioni al
Mondiale maschile.
Quante cose sono cambiate nell’arco di cinquant’anni. Quell’alba del
movimento calcio femminile, quella partita tra Iran e Italia, sembrava
potesse portare a un futuro diverso, ma il corso della storia seguì
un’altra strada.
Angelo Caroli, ex calciatore, giornalista e scrittore, autore del
libro “La donna nel pallone”, riferendosi alle calciatrici scriveva
“giorno verrà in cui camminerete al sole e farete ombra”.
Il 1522 è stato attivato nel 2006 dal Dipartimento per le Pari
Opportunità con l’obbiettivo di sviluppare un’ampia azione di sistema
per l’emersione e il contrasto del fenomeno della violenza intra ed
extra familiare a danno delle donne. Nel 2009, con l’entrata in vigore
della L.38/2009 modificata nel 2013 in tema di atti persecutori, ha
iniziato un’azione di sostegno anche nei confronti delle vittime di
stalking.
Il numero di pubblica utilità 1522 è attivo 24 ore su 24, tutti i
giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale
gratuitamente, sia da rete fissa che mobile. L’accoglienza è disponibile
nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. Le
operatrici telefoniche dedicate al servizio forniscono una prima
risposta ai bisogni delle vittime di violenza di genere e stalking,
offrendo informazioni utili e un orientamento verso i servizi
socio-sanitari pubblici e privati presenti sul territorio nazionale ed
inseriti nella mappatura ufficiale della Presidenza del Consiglio –
Dipartimento Pari Opportunità. Il 1522, attraverso il supporto alle
vittime, sostiene l’emersione della domanda di aiuto, con assoluta
garanzia di anonimato. I casi di violenza che rivestono carattere di
emergenza vengono accolti con una specifica procedura tecnico-operativa
condivisa con le Forze dell’Ordine.
(Agenzia Vista) Roma, 25 novembre 2021
Giornata contro violenza sulle donne, Casellati: “Questa è mattanza che riguarda tutta la società”
Palazzo Madama partecipa alle iniziative per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. “Le donne si zittiscono per paura, le istituzioni non devono lasciarle sole in questo calvario”, così nel suo intervento il Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati./ YouTube Senato
Durata: 04_11
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
Australia: Positivi trasportati con camion militari nel campo Covid-19 di Howard Spring
Di Team RaffaelePalermoNews
5-7 minuti
POSITIVI TRASPORTATI CON CAMION. I residenti possono lasciare le
loro case e i loro cortili solo per ricorrere a cure mediche o in caso
di emergenza.
POSITIVI TRASPORTATI CON CAMION MILITARI NEL CAMPO COVID-19 DI HOWARD SPRING di DatabaseItalia. Il governo australiano ha annunciato nove nuovi casi nella comunità Binjari alla periferia di Katherine. Binjari e la vicina comunità di Rockhole sono stati immediatamente sottoposti a un “hard” lockdown dopo
l’annuncio dei casi. Secondo il governo dei Territori del Nord, in
“hard lockdown” i residenti possono lasciare le loro case e i loro
cortili solo per ricorrere a cure mediche. O in caso di emergenza.
In una conferenza stampa di domenica (sopra il video), Gunner, Chief
Minister of the Northern Territory dal 2016, ha affermato che le misure
di lockdown
sono appropriate perché la “minaccia alle vite è estrema” nelle
comunità. Ha dichiarato inoltre che il governo federale si è offerto di
schierare 20 membri del personale dell’ADF, oltre a camion
dell’esercito, per aiutare con la situazione in corso nel Territorio del
Nord. Altri 30 agenti di polizia del NT e circa 40 membri
dell’Australian Defence Force (ADF) saranno sul campo a Katherine e
nelle aree circostanti per aiutare le persone a sottoporsi ai test che
saranno effettuati casa per casa.
I camion, ha affermato Gunner, serviranno per il trasferimento di
casi positivi e contatti stretti e “sosterranno le comunità”. (Continua a
leggere dopo la foto)
Campo Covid di Howard Spring
“Ho contattato il Primo Ministro la scorsa notte. Siamo grati per il
supporto”, ha detto Gunner. “Stiamo facendo una valutazione oggi di
quali risorse extra potremmo aver bisogno dal governo federale e il
Primo Ministro è pronto ad aiutare ulteriormente”.
Gunner ha affermato che sabato sera sono state dispiegate più risorse
dell’NT Health a Binjari e Rockhole per aiutare a implementare l’”hard
Lockdown”, iniziare il lavoro di tracciamento dei contatti e fornire
cibo e altri articoli essenziali ai residenti. “Lo sforzo intrapreso dai
nostri team la scorsa notte e la cooperazione delle comunità Binjari e
Rockhole sono stati a dir poco fenomenali”, ha affermato.
Gunner ha affermato che il governo del NT si vede costretto a
mantenere Binjari e Rockhole in una qualche forma di lockdown “per le
prossime settimane”. I nove casi di Binjari provengono da sei diverse
famiglie e lo stato di vaccinazione delle persone risultate positive non
è noto. Un caso, una donna di 78 anni, è stata portata al Royal Darwin
Hospital sabato sera.
POSITIVI TRASPORTATI CON CAMION: Gli altri otto casi sono stati
tutti trasportati a Howard Springs durante la notte per il monitoraggio e
la cura.
Gunner ha nuovamente supplicato “in particolare, i Territoriali
Aborigeni, data la nostra attuale epidemia”, di farsi vaccinare. “È
troppo tardi per il vaccino quando hai il COVID. È troppo tardi quando
sei in ospedale a faticare a respirare”, ha detto. Una volta preso il
virus, è troppo tardi. “Abbiamo bisogno che tu faccia il vaccino ora
prima di prendere il virus, così puoi stare al sicuro, rimanere in
salute, rimanere in vita”.
Gunner ha affermato che i casi a Binjari sono “molto preoccupanti ma non sorprendenti” dopo che venerdì sono stati rilevatiframmenti di COVID-19 nelle acque reflue della comunità. I
casi nella comunità, e forse a Rockhole, potrebbero aumentare di
“molto” nei prossimi giorni, ha affermato Gunner, a causa degli alti
livelli di movimento all’interno e tra le comunità.
“Queste
comunità hanno legami personali e familiari molto forti”, ha detto. Il
numero totale di casi, che ha visto casi segnalati a Greater Darwin,
Greater Katherine e Robinson River, è di 35 positivi. Finora, il numero
totale di contatti stretti relativi all’epidemia è di 385, 11 dei quali
devono ancora essere localizzati e 350 hanno restituito risultati
negativi, ha affermato Gunner. Sono invece 3.005 i test elaborati nel
Territorio del Nord in 24 ore, ha detto Gunner.
Secondo il governo le analisi delle acque reflue indicano altri positivi da stanare a Katherine
Gunner ha affermato che le acque reflue risultate positive sono state
rilevate nel bacino idrografico della Bicentennial Road a
Katherine. Quel bacino si trova intorno ad Acacia Drive, alla scuola
elementare MacFarlane, alla stazione di polizia, all’area industriale e
al campo cittadino di Walpiri.
Il risultato è stato preoccupante, ha detto, dato che i casi positivi
rilevati in precedenza erano stati recentemente messi in quarantena
lontano dalla zona. Secondo Gunner il risultato delle acque reflue
indica la probabilità che “ci siano ancora un caso o due positivi in
quella parte di Katherine” che non si sono fatti avanti per i test.
“Questa mattina è stato inviato un sms di emergenza ai residenti in quella zona chiedendo loro di sottoporsi al test”, ha detto.
Condizioni di “hard lockdown”
Il commissario di polizia dell’NT Jamie Chalker ha affermato che la
polizia sta fornendo pacchetti di assistenza alle comunità in hard
lockdown. Inoltre si è detto deluso dal fatto che circa otto residenti
di Binjari abbiano infranto le regole del COVID lasciando la comunità
ieri. “Col favore dell’oscurità, hanno camminato attraverso una strada
secondaria e alla fine sono entrati nell’area di Katherine”, ha detto.
“Sei di loro erano adulti e ora hanno ricevuto una multa di $ 5.024”.